giovedì 18 marzo 2010

la Stupidità..questa nostra intima amica...

Potenza celeste che ti nascondi nelle pieghe
dell’encefalo,
dote senza fondo elargita al genere umano
in saecula saeculorum,
tu sei innumere come la via lattea
e molteplice come l’erba.
Potente gemella dell’intelligenza,
mano nella mano
celebri con essa una triste tiritera.
Sì, è forte, come tu ci ispiri in sempre
nuove guise,
come scemenza femminile e come idiozia
maschile,
come sprrizzi dagli occhi iniettati di sangue
del picchiatore
e muovi passetti con aristocratica boria
tossicchiante,
come ci fiati addosso con l’alito cattivo
di una musa sbronza
e come polisillabo delirare nel seminario
filosofico.
Cosa sarebbe l’uomo d’azione senza di te,
stupidità granitica, totale e idiota,
che corri ardente per le sue vene come una
overdose di amfetamina,
e cosa il ricercatore senza l’idea fissa che
insegue
per i bianchi corridoi del suo istituto come
la pantegana nel labirinto?
Senza contare la storia universale: di chi
mai si ricorderebbe,
se non dei vincitori, nella sua ottusità
napoleonica?
Sicché a noi sarà trasmesso lo stolido
orgoglio del vincitore
e il rancore sordo del perdente, solo di
quando in quando addolcito
dallo sproloquio ispirato dei sacerdoti
delle sette,dei comici e dei bevitori coatti. 
Stupidità, tu spesso diffamata, che nella tua
scaltrezza ti fingi più stupida di quello che sei,
protettrice di tutti i menomati,
solo agli eletti concedi il tuo dono più raro,
la benedetta semplicioneria dei sempliciotti.
Essi sono le pagine bianche nel tuo grande
libro che a nessuno di noi tu dissigilli.
  
Hans Magnus Enzesberger “Inno alla stupidità”

mercoledì 17 marzo 2010

ode agli odori

Nel diciottesimo secolo visse in Francia un uomo, tra le figure più geniali e scellerate di quell'epoca non povera di geniali e scellerate figure. .... Si chiamava Jean-Baptiste Grenouille, e se il suo nome, contrariamente al nome di altri mostri geniali quali de Sade, Saint-just, Fouché, Bonaparte ecc., oggi è caduto nell'oblio, non è certo perché Grenouille stesse indietro a questi più noti figli delle tenebre per spavalderia, disprezzo degli altri, immoralità, empietà insomma, bensì perché il suo genio e unica ambizione rimase in un territorio che nella storia non lascia traccia: nel fugace regno degli odori.
Al tempo di cui parliamo, nella città regnava un puzzo a stento immaginabile per noi moderni. Le strade puzzavano di letame, i cortili interni di orina, le trombe delle scale di legno marcio e di sterco di ratti, le cucine di cavolo andato a male e di grasso di montone; le stanze non aerate puzzavano di polvere stantia, le camere da letto di lenzuola bisunte, dell'umido dei piumini e dell'odore pungente e dolciastro di vasi da notte. Dai camini veniva puzzo di zolfo, dalle concerie veniva il puzzo di solventi, dai macelli puzzo di sangue rappreso. La gente puzzava di sudore e di vestiti non lavati; dalle bocche veniva un puzzo di denti guasti, dagli stomaci un puzzo di cipolla e dai corpi, quando non erano più tanto giovani, veniva un puzzo di formaggio vecchio e latte acido e malattie tumorali.
Puzzavano i fiumi, puzzavano le piazze, puzzavano le chiese, c'era puzzo sotto i ponti e nei palazzi. li contadino puzzava come il prete, l'apprendista come la moglie del maestro, puzzava tutta la nobiltà, perfino il re puzzava, puzzava come un animale feroce, e la regina come una vecchia capra, sia d'estate sia d'inverno. Infatti nel diciottesimo secolo non era stato ancora posto alcun limite all'azione disgregante dei batteri, e così non v'era attività umana, sia costruttiva sia distruttiva, o manifestazione di vita in ascesa o in declino, che non fosse accompagnata dal puzzo.....
Patrick Süskind IL PROFUMO (1985)