venerdì 24 aprile 2009

l'Editto

L'editto proclamava che tutti i giovani di belle speranze che vivevano dentro le mura fortificate dovessero sfidarsi a tenzone. Una tenzone di origine ancestrale. Una pugna di armi e sangue. Nella polverosa piazza del mercato. Quella centrale. Grappoli di graffi, e assalti, e ferite infette. E morti. Alcuni. Una volta all'anno.
Una sfida riservata. Vi partecipavano adolescenti imberbi, e le mamme piangevano. Eccome. Difficile rassegnarsi alla morte e alla mutilazione. Specie se riguarda il proprio sangue. Anche se la civiltà non esiste. E il diritto non è stato ancora scritto. Difficile rassegnarsi alla barbarie.
Le mamme piangevano i propri figli, soprattutto quando erano costrette a raccoglierli dalla polvere, con le bocche spalancate e negli occhi il sorriso della morte.
In mezzo a questo muschio di erbe fredde e lacrime amare, nel buio della notte, Barun decise che la piazza poteva e doveva inghiottire altre sfide, che la tradizione doveva essere perpetrata, certo, perchè se finiscono le tradizioni succede che muoiono le civiltà, persino quelle barbare. Ma che dovesse intervenire una svolta, un cambiamento epocale, una rivoluzione della battaglia.
Immerso nel caldo del proprio giaciglio, Barun vide. Vide la piazza. Vide la folla, ma questa volta festante. Vide i giovani, con la bocca spalancata e vide anche la polvere. Ma tutto era vivo, come i corpi muscolosi e pulsanti dei giovani, che si sfidavano correndo, a perdifiato, a chi lo faceva più velocemente. Nel buio abbozzò anche lui un sorriso. E capì che quello doveva essere il futuro della tenzone. Sangue pulsante, cuori spaccati, ma nello sforzo della corsa.

mercoledì 22 aprile 2009

ora basta

alla fine dell'800 tanto valeva star seduti, calmi, ché la fretta non era di quel mondo. al massimo a operare soffocati in un opificio, allora sì dovevi correre. ma altrimenti no. le ore duravano il doppio, e così la noia e tutto il resto. tutto si depositava in terra e lì rimaneva. chissà quanto tempo. e quanto altro ancora. se avevi denari bastava stare fermi. il mondo girava, senza bisogno che tu ne seguissi la circolarità nauseante.
alla fine dell'800, S. si chiedeva se quello era il modo di stare in vita. se quella era vita. a stare seduti nell'attesa che tutto succedesse. che il cibo fosse mangiato, che la mattina scorresse a guardare rincorrersi le nuvole nel cielo, le lancette dell'orologio a parete a disegnare circoli con la loro magnifica lentezza. tutto succedeva. se si era passivi. altrimenti il mondo ti guardava come si guarda un malato. e così finché dio decideva che basta di battere il tuo cuore.
fu così, che quel giorno, quando l'ultima alba depose i suoi nastri d'argento sulle creste delle colline sonnacchiose, S. decise che ora basta.
vestito solo di pelle, pelle viva, con ai piedi metri e metri di garza ingiallita, uscì dalla porta della casa, che ancora poltriva nella sua immobile pigrizia, ed iniziò a correre. senza senso e senza direzione. correre. e basta. sparendo tra i folti rami del bosco di faggi.

martedì 21 aprile 2009

La costa toscana a tappe sulle vie degli etruschi



L'Atletica Avis Perugia organizza una trasferta per la gara a tappe "La costa toscana a tappe sulle vie degli etruschi" che si svolgerà a Piombino il 12-13-14 giugno 2009 (venerdi-sabato-domenica) http://www.uisppiombino.it/padismo/home.htm.
Il costo per iscrizione e pacco gara è di € 55,00, per il pernottamento colazione e cena € 50,00 al giorno.
Per info:
Cristiano Sportoletti
cristiano.sportoletti@gmail.com
3497335713

domenica 19 aprile 2009

capitava

Sempre, quando ricominciava a correre, l'Uomo si domandava, e a voce alta, ma parlando solo a se stesso, se mai ce l'avrebbe fatta. Di nuovo.
E questo succedeva ogni qual volta nella sua vita capitava un evento originale, inatteso, sorprendente, azzerante, maligno o benigno che fosse.
Allora capitava che non riuscisse a muovere un passo. Neanche uno. Se ne stava lì a guardarsi dentro, ad osservare come gli eventi avrebbero potuto morderlo da dentro, fagocitare i suoi organi vitali, quelli più necessari alla corsa, e brandelli di cuore, pezzi di polmoni, scorie di fegato, palloncini di ossigeno, cesti di pensieri veloci volavano via dal suo corpo. Salutandolo. L'Uomo si chiedeva il perché di quei nuovi inizi, mentre osservava tutto il suo sangue fluire fuori e gettarsi sull'asfalto come un fiume rosso, stanco e solido, che si riprende la sua libertà.

Ecco come. Capitava che l'Uomo se ne stesse fermo, impallottolato dalla sua stessa vita, ritorta come un uncino, in perenne posizione fetale e le sue interiora se ne fregassero. Di tutta questa immobilità. E ingurgitassero tutto quanto necessario a fuggirsene via. Lontano da quel concentrato di immobilismo.
Mica ne avevano bisogno, loro, delle scarpe da corsa. Se ne andavano via scalzi. Velocissimi.

lunedì 6 aprile 2009

Michela Minciarelli è una maratoneta


Michela Minciarelli, atleta di punta dell'Avis Perugia, ha trionfato alla Maratona di Russi, la seconda maratona più antica d'Italia. Michela, col suo leggere e silenzioso incedere, ha sbaragliato la concorrenza, chiudendo in progressione con lo straordinario tempo di 2:55'29''. Un risultato eccezionale, se pensiamo che la sua partecipazione alla maratona di Russi è stata decisa proprio all'ultim'ora, uscita come per incanto dal cilindro del Mago Enrico Pompei.
I nostri sentiti complimenti, come quelli della nostra società, l'Atletica Avis Perugia, vanno al furore atletico e alla capacità aerobica di Michela, che negli ultimi tempi non ha fatto che sorprenderci con le sue spettacolari prestazioni.

Adesso goditi il momento, però.


p.s. grazie per le foto a Peppe Tomassoni

venerdì 3 aprile 2009

con moderazione, mi raccomando...

"corri, certo, séguita, non ti fermare, ma fallo sempre con moderazione"..."altrimenti, poi..."
Ma che fastidio pernicioso le prediche non strutturate!, quelle che non hanno neanche il minimo di legge di humus scientifico, quelle che escono dalla bocca senza autorizzazione, che facevi meglio a stare zitto...quelle pernacchie cattedratiche.
Ora, neanche fosse un tracciato costruito per un campionato di slamom, quei signori, quelli lì, ti piazzano davanti così tanti consigli, a forma di paletti col filo spinato, che prima o poi con uno di essi ti ci infroci. E poi fa male, sai. Oh, mica puoi evitarli tutti. Anche il più bravo...eh, alla fine...
"Corri, ma fallo con moderazione, che poi vai a farti male".
E poi succede che la sventura si abbatte su di te come una balla di fieno che cade dallo scaffale e te la prendi con la sfiga, mentre bastava ascoltare quel consiglio "amico" e non sarebbe successo nulla. Affatto.
E invece non gli hai voluto dare ascolto ed ecco che la sventura bussa alla tua porta. Non l'hai voluto vedere perchè pensavi fosse l'ennesimo paletto spinato. E invece era qualcosa d'altro.
Ma ormai... Sai quante volte mi è successo? No, non lo sai.